La coppia: dignità, crisi e superamento

di Nicola De Martini


Perché Dio creò la coppia?

Il Dio rivelato da Gesù non è un infinito solitario: è Tre Persone che si amano così tanto da vivere un’unica Vita, il nostro Dio è un Dio-Trinità, un Dio-Comunità, un Dio-Comunione, un Dio-Amicizia.

Un Dio comunitario avrebbe forse potuto creare gli uomini per la solitudine? Certamente no. Egli, piuttosto, creò l’uomo per la comunicazione, per il dialogo, per l’amicizia, per la comunione. La realizzazione più perfetta della comunione è la coppia umana.


Quali sono, dunque, i motivi che indussero Dio a creare la coppia? Sono i seguenti. Dio creò la coppia:
perché l’uomo, la donna e il figlio (i figli) riproducessero sulla terra l’amore trinitario;
perché l’uomo e la donna, uniti in matrimonio, vincessero la solitudine;
perché l’uomo e la donna, uniti in matrimonio, si aiutassero a migliorare, a crescere, a maturare, a diventare dei capolavori;
perché l’uomo e la donna, a imitazione di Dio creatore, procreassero dei figli.

La coppia cristiana

Ma Dio volle innalzare la coppia umana a un livello superiore: fece diventare la coppia cristiana segno o sacramento della coppia Cristo-Chiesa.
L’uomo rappresenta Cristo. La donna rappresenta la Chiesa. L’uomo deve amare la sua sposa come Cristo ama la Chiesa. La donna deve amare l’uomo come la Chiesa ama Cristo. Anzi, Gesù Cristo e la Chiesa vogliono rivivere in ogni coppia cristiana la loro vicenda di amore.
Non si può immaginare quanta unione ci debba essere nella coppia cristiana! Ci domandiamo: perché Gesù Cristo istituì la coppia cristiana? I motivi sono questi:

  • perché gli sposi cristiani fossero segno dell’amore tra Lui e la Chiesa;

  • perché si aiutassero vicendevolmente a santificarsi e a salvarsi;

  • perché procreassero dei figli, che sarebbero diventati figli di Dio ed eredi del Regno;

  • perché aiutassero la Chiesa a diventare sempre più “Famiglia di Dio”;

  • perché diffondessero nel mondo la civiltà dell’amore.


La coppia insidiata

La Bibbia ci dice che la coppia umana fu insidiata fin dall’inizio. Essa è una realtà troppo bella perché le forze del male non continuino a insidiarla. Quali sono le insidie maggiori che tendono alla dissoluzione della coppia?

  • 1) Alcune insidie sono spesso presenti in uno o in ambedue i componenti della coppia stessa. Eccole:

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  • 2) i coniugi sono egoisti: ognuno dei due pretende dall’altro, invece che donarsi gratuitamente all’altro;

  • 3) i coniugi non dialogano: sono troppo impegnati a lavorare, a guadagnare soldi, a mantenersi al livello degli altri; poi sono stanchi e guardano la televisione…;

  • 4) i coniugi non si stimano: ognuno dei due guarda ai difetti dell’altro e non ai suoi pregi (soprattutto al pregio insuperabile di essere persona e figlio di Dio);

  • 5) i coniugi non accettano di aver torto, ma ribaltano la colpa sull’altro per scusare se stessi;

  • 6) i coniugi non si accettano come sono: ognuno vorrebbe che l’altro fosse come piacerebbe a lui;

  • 7) i coniugi vivono una sessualità strumentalizzante, per cui finiscono col sentirsi strumenti di piacere invece che destinatari di amore;

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  • 8) i coniugi non si dicono più “Io ti voglio bene” e non si manifestano più l’amore in mille modi delicati e gratuiti, dimenticando che l’amore è un cammino che non finisce mai;

  • 9) i coniugi sono talvolta imprudenti, permettendo che nel loro cuore faccia irruzione un altro affetto;

  • 10) i coniugi non tengono Dio in mezzo a loro due.


Altre insidie sono presentì nella cultura del mondo contemporaneo e sono legate alla mentalità libertaria e divorzista. Eccole:
valgono di più i tuoi sentimenti che le persone del coniuge e dei figli; vale di più la soddisfazione dei tuoi istinti che le persone del coniuge e dei figli;
conta essere innamorati, non amare fino al sacrificio di sé;
conta “avere” (gratificazioni, emozioni, vibrazioni, sensazioni…), non “essere”;
conta “prendere”, non “donare”…

Insidiata all’interno e all’esterno, la coppia entra molto sovente in crisi!

Come superare la crisi

Quando una coppia è in crisi che cosa deve fare?

Intervenire subito. Non bisogna aspettare che la malattia diventi grave. Bisogna piuttosto intervenire subito, ai primi sintomi del male. Intervenire subito significa: parlarsi con sincerità e amore, farsi aiutare da Dio, farsi aiutare da qualche persona buona e competente, cambiare comportamento…

Non addossare tutta la colpa all’altro. Ognuno dei due deve sinceramente domandarsi: “Quali sono i miei difetti?
Quali sono gli atteggiamenti negativi presenti nel mio cuore? Quali sono i comportamenti che io devo cambiare?”.
Il confesso si recita battendo il proprio petto e non il petto dell’altro. Quanti coniugi, invece, battono continuamente il petto dell’altro, dicendo: “Per tua colpa, per tua colpa, per tua grandissima colpa”.
Ricuperare il senso della persona. Dopo Dio, c’è subito la persona umana, che è l’immagine di Dio. Dopo l’amore verso Dio non c’è nulla di più grande che l’amore verso una persona. Non si può accogliere nella propria vita, con una scelta fondamentale (come avviene nel matrimonio), una persona e poi cambiarla: la persona non è mai una “ruota di ricambio”.
Saper perdonare. Chi non sa perdonare parte col piede sbagliato, perché immagina che l’altro non abbia difetti.
Chi non sa perdonare non sa amare, perché ama solo a condizione che l’altro sia perfetto: ma un “amore condizionato” non è amore.
Chi non sa perdonare è cieco sui propri difetti.

Chi non sa perdonare si mette nella condizione di non poter essere perdonato da Dio.
Chiedere scusa. L’uomo non è mai così grande come quando è umile: e l’umiltà comporta il riconoscimento e l’accusa delle proprie colpe. So di due coniugi che da quarant’anni si chiedono scusa, tutte le sere, delle loro vicendevoli mancanze. Una coppia fondata sull’umiltà non fa naufragio.
Imparare una seconda volta (o meglio tutti i giorni) ad “amare”. Ho letto in un libro la storia di due coniugi: “Prima del matrimonio eravamo così innamorati che non avremmo potuto nemmeno immaginare una crisi di coppia. Ma dopo il matrimonio ci accorgemmo che non combinavamo in niente… Giungemmo sull’orlo della separazione. Ma un giorno alcuni amici ci fecero capire che noi non ci eravamo mai amati, ma soltanto eravamo stati molto innamorati… Cominciammo ad amarci, volendo, ciascuno, il vero bene dell’altro a costo del proprio sacrificio. Adesso siamo una coppia felice”.
Imparare a dialogare. Molti coniugi entrano in crisi perché sono incapaci di costruire una profonda amicizia. Parlano delle cose, della casa, del lavoro, del guadagno, dei figli, dell’avvenire dei figli, ma non parlano mai di loro stessi. Il dialogo profondo comporta tre cose:

  • la rivelazione di sé;

  • la donazione di sé;

  • l’accoglimento dell’altro.

Ricuperare il valore della parola data, il matrimonio è frutto di due consensi, di due sì, di due parole date. E nella parola data l’uomo mette tutto se stesso. Venir meno alla parola data significa squalificare se stessi.
Saper ricominciare. La vita è un cammino. E il matrimonio è un cammino particolarmente bello, ma arduo e difficile. Chi non sa ricominciare ogni giorno non sa vivere, non sa amare, non sa camminare insieme.
Mettere Dio in mezzo. Il matrimonio comporta sempre l’unione tra l’amante, l’amato e l’Amore: e l’Amore è Dio. L’amante e l’amato hanno un cuore troppo piccolo per essere capaci di amarsi totalmente, gratuitamente, definitivamente. Tra loro ci vuole Dio: Dio adorato insieme, amato insieme, pregato insieme…

Fonte preghiereperlafamiglia